Il viaggio in treno concilia con la mia voglia di scrivere su queste pagine ma, ancor più spesso, con i momenti di riflessione riguardanti la mia vita, gli affetti e le prospettive future. Spesso ho ringraziato coloro che mi hanno donato la vita e, soprattutto, mi hanno consentito di poter mettere della brace buona sul mio futuro: mia mamma e mio papà, genitori nell’accezione moderna e che li vede essere come dei partner dei propri figli.
I genitori devono provare ad essere dei rigidi partner dei propri figli, com delle aspettative non altissime ma giuste e soprattutto dei supervisori sulla retta via da intraprendere. Questo sono stai e sono ancora loro per me. Non li ho mai visti, fortunatamente, tifare troppo per me, quando capitava lo facevano silenziosamente e senza farsi notare dal sottoscritto, e anche dinanzi a insuccessi e difficoltà ho ricevuto stimoli e non protezione. I genitori tifosi e paracadute sono i primi fautori dei fallimenti presenti e futuri dei loro figli.
Scrivo ciò in virtù della mia quasi decennale esperienza con il pubblico e spesso con il mondo dei più piccoli. Si intravede subito dal’atteggiamento dei bambini il tipo di educazione che hanno ricevuto. I bimbi indipendenti e limitamente indisciplinati sono quelli che avverto essere più capaci di compiere un loro percorso, già in un’età cosi esigua, e per quel percorso anche da grandi combatteranno per portarlo a compimento. Ed in questo percorso è fondamentale lo sguardo attento ed in parte severo dei genitori che non dovrebbero mai intervenire, come oggi purtroppo fanno in troppi. Alcuni potrebbero dirmi che per poter parlare bisognerebbe essere genitore, certamente, e chiedo scusa a quanti dovessero sentirsi toccati da questa mia riflessione. Un figlio non va trattato con indifferenza ma nemmeno con un coinvolgimento tale che, delle volte, tende a sovrapporre, fondere ed annullare le indipendenti vite dei figli e dei genitori.
Perché a un certo punto, poi, tutto si capovolge. I figli iniziano a divenire adulti ed i genitori iniziamo ad invecchiare. Avendo vissuto la vita da figlio piccolo, da qualche anno sto vivendo quella da figlio che assiste allo scorrere degli anni con dei genitori sempre giovanissimi ma comunque ultra – sessantenni. Un genitore, scrissi tempo fa, è colui che ancora quando il figlio ha 30 anni attende che rincasi anche a notte inoltrata e si preoccupa costantemente se ha mangiato, se ha dormito, se sta bene e così via. Quando superi i trenta o, ancor meglio, quando vedi che d’improvviso tu divieni adulto ed i tuoi genitori iniziano ad avere qualche anno in più, da figlio che riceve le premure inizi a diventare il figlio premuroso che vive ogni stato d’animo dei genitori, comprese le paure e i pensieri. Perché molto spesso non gli si vorrebbe far vivere mai un dispiacere, o il dover affrontare una malattia e delle cure, perché pian piano noi diveniamo più forti e loro si indeboliscono. Da piccoli piangiamo noi, da poco più di adulti iniziano a commuoversi loro. E a quel punto sei tu che devi divenire il loro partner, capace di stimolarli e fargli superare ogni paura e di essere al loro fianco nei momenti più duri.
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